Le meditazioni dei Pleniluni e le 4 Feste dell’anno

Prima fatica di Ercole: Ariete – “La cattura delle giumente antropofaghe”
Motto: “Avanzo e dal piano della mente governo”
Ercole doveva compiere la sua prima fatica e il Maestro gli disse: “Passa per la Prima Porta ed entra nella Via. Compi la tua prima prova, poi torna a riferire ciò che avrai fatto.”
Ercole, correndo, si precipitò oltre la Prima Porta. Si sentiva traboccante di fiducia e pieno di sicurezza nei propri poteri.
Oltre la Porta si estendeva un grande territorio governato da Diomede, figlio di Marte. Su questo territorio Diomede allevava cavalli e giumente da guerra. Questi animali erano talmente selvaggi e feroci che tutti gli abitanti della zona tremavano al solo sentirne parlare, le giumente erano molto fertili e generavano in continuazione cavalli sempre più feroci e sempre più malvagi.
Ercole sentì risuonare dentro di sé un comando: “Cattura queste giumente e poni fine a tutto il male che fanno. Salva questa terra e tutti coloro che la abitano”.
Ercole aveva un amico che amava molto “Abderis” lo chiamò e gli chiese di venire ad aiutarlo in questa prima fatica. Insieme fecero un piano e iniziarono il lavoro.
Seguirono i cavalli che scorrazzavano nei prati e nelle paludi, sospinsero le giumente selvagge in un angolo privo di vie d’uscita, e lì poterono catturarle.
Ercole era felice per la propria prodezza che lo indusse a pensare di essere troppo bravo per mettersi a sospingere le giumente e disse a Abderis di condurre i cavalli attraverso la Porta, mentre lui se ne andava orgoglioso per un’altra strada. Abderis era debole e a un certo punto non riuscì più a tenere a bada le giumente. Esse gli si rivoltarono contro e lo calpestarono uccidendolo, poi fuggirono di nuovo nelle terre selvagge.
A quella vista Ercole scoraggiato e affranto dal dolore, tornò a cercare le giumente nella palude. Di nuovo le catturò e stavolta le sospinse lui stesso attraverso la Porta. Ma ormai Abderis era morto.
Al suo ritorno il Maestro gli disse: “Hai terminato la prima fatica e hai superato la prima prova ma l’hai superata male è bene che tu rifletta sul tuo errore.
I doni dell’errore, quando giustamente compresi, garantiscono ampliamenti di coscienza e successo. Ora va, e preparati per la Seconda prova.
Questa fatica vuole insegnarci a dominare l’elemento femminile della mente. Si può infatti dire che la mente è come una giumenta che partorisce continuamente pensieri, ma se vogliamo controllarli e fermarli dobbiamo usare la ragione e la volontà. “Io voglio controllare e organizzare i miei pensieri” e questo è un compito impegnativo per tutti, ma per i nati in Ariete è una vera e propria fatica di Ercole.
ARIETE Qualità: iniziativa, volontà, capacità di azione e creazione.

Seconda fatica di Ercole: Toro – “La cattura del toro di creta”
Motto: “Io vedo e quando l’occhio è aperto, tutto è illuminato”
Minosse re di Creta, possedeva un toro sacro che teneva nell’isola. Il Maestro mandò a chiamare Ercole e gli disse che era necessario catturare il toro e portarlo sul continente. Nessuna istruzione fu data sul modo in cui l’impresa dovesse essere compiuta; Ercole sapeva solamente che Minosse voleva sacrificare il Toro sacro in suo onore. Ercole quindi andò a Creta e da solo cercò il toro per tutta l’isola, da solo lo inseguì fino alla sua tana, da solo lo catturò e decise di cavalcarlo come fosse un cavallo guidandolo attraverso l’isola e le acque che separavano Creta dal continente fino alla terra abitata dai Ciclopi. Questi Ciclopi erano degli strani esseri, possedevano un solo occhio, situato nel mezzo della fronte. Quando Ercole arrivò alle porte della città con il toro sacro lo consegnò ai tre Ciclopi che governavano l’isola.
Ercole ritornò dal Maestro che gli disse: “Ora il toro è nel luogo sacro, vai anche la seconda fatica è compiuta”.
Il toro per Ercole rappresenta il desiderio animale nei suoi molteplici aspetti che, nella loro totalità, costituiscono la grande illusione. Il toro del desiderio non deve essere ucciso, ma catturato, dominato, cavalcato e guidato sotto il dominio dell’uomo.
Anche l’anima deve cavalcare la forma, controllarla e dominarla. Allora la forma riconoscerà i suoi giusti obblighi e i giusti rapporti.
TORO Qualità: trasformare il desiderio in aspirazione.

Terza fatica di Ercole: Gemelli – “La raccolta delle mele d’oro delle Esperidi”
Motto: “Riconosco l’altro mio sè, e mentre quello declina io cresco e splendo”
In una terra lontana crebbe l’albero sacro della sapienza sul quale maturarono le mele d’oro delle Esperidi. Anche Ercole era a conoscenza di quei frutti, e quando la parola risuonò ingiungendogli di cercare l’albero chiese al Maestro in quale modo avrebbe potuto trovare l’albero sacro e coglierne i frutti. “Mostrami la via più veloce e io andrò”. “No figlio mio la via è lunga e due sole cose ti voglio confidare. Ricordati che l’albero sacro è ben custodito. Tre leggiadre fanciulle ne hanno cura e proteggono bene i suoi frutti. Un drago con cento teste protegge le fanciulle e l’albero. La seconda cosa che desidero dirti è che la tua ricerca ti porterà a incontrare sulla Via cinque grandi prove. Sii vigile!
Con fiducia, poiché davanti a se vedeva il successo, Ercole si incamminò per la Via. Passò per la terza porta. Percorse tutta la regione cercando l’albero sacro, ma non lo trovò. Triste e scoraggiato, continuava però a cercare ovunque. Il Maestro che lo osservava da lontano, gli mandò il messaggero Nereo, simbolo dell’anima, per aiutarlo, ma Ercole non lo riconobbe, perché era troppo preso da se stesso e non riconobbe i messaggi che l’anima inviava. Nereo non venne ascoltato.
“La prima delle cinque prove è superata. Il Maestro disse:“ questa prova è caratterizzata dal fallimento”. Ercole si imbattè con Anteo il Serpente, ma nonostante la sua forza non riuscì a vincerlo fino a quando non lo sollevò in alto. Ed ecco l’impresa era compiuta.
Il Maestro, osservò da lontano e disse “la seconda prova è superata”. Il pericolo era scongiurato.
Proseguendo nel suo viaggio Ercole incontrò Busiride il grande mistificatore. Il suo lavoro era quello di ingannare gli uomini mediante le parole e convinse Ercole a fermarsi perché solo lui conosceva la Verità. Ercole gli credette, ma ogni giorno diventava sempre più debole nel suo proposito di cercare l’albero. Un giorno Busiride lo legò su di un altare e lo tenne prigioniero per un anno intero. All’improvviso Ercole ricordò le parole di Nereo “La Verità sta dentro di te, sono in te il potere, la forza e la saggezza”. Con forza spezzò i suoi legami, afferrò Busiride il falso maestro e lo legò al suo posto sull’altare.
Il Maestro che lo osservava da lontano disse”questa terza e grande prova è superata”.
Ercole continuò la sua ricerca e ad un tratto si fermò. Un grido di profonda angoscia colpì il suo orecchio. Alcuni avvoltoi volteggiavano su di una roccia ed Ercole corse in aiuto, e trovò Prometeo incatenato a quella roccia. Gli avvoltoi gli lacerarono il fegato, uccidendolo lentamente. Ercole spezzò le catene, liberò Prometeo e ricacciò gli avvoltoi nel loro covo. Poi si rimise in cammino.
Il Maestro che da lontano lo sorvegliava disse” il quarto stadio è superato”.
La ricerca continuava in tutte le direzioni, ma di nuovo Ercole si arrestò con un senso di profonda pena. Di fronte a lui c’era Atlante, vacillante sotto il peso del mondo che portava sulle spalle, e dimenticò la sua ricerca. Si precipitò a togliere il peso dalle spalle di Atlante e lo mise sulle proprie, ma ecco il pesante fardello rotolò via. Davanti a lui stava Atlante che aveva nelle mani le mele d’oro che con amore offrì ad Ercole. La ricerca era finita.
In questa fatica Ercole si trova di fronte all’immenso compito di riunire i due poli del suo essere e di coordinare e accordare l’anima e il corpo, sì che la dualità ceda il posto all’unità e le coppie degli opposti si fondano.
GEMELLI Qualità: dualità da unificare attraverso l’amore.

La quarta fatica di Ercole: Cancro – “La cattura della cerva”
Motto: “Costruisco una casa di Luce e vi dimoro”
Il Maestro disse a Ercole: “La quarta fatica sarà di grande semplicità esteriore ma metterà alla prova la tua obbedienza, la tua capacità di “saper scegliere” nel modo giusto e la tua capacità di acquisire saggezza. Vai e affrontala.”
Ercole stava dinnanzi alla grande Porta. Il silenzio era profondo. Oltre la porta si estendeva un bel paesaggio e in lontananza appariva il Tempio del Signore. Nei pressi di una collina, stava una giovane cerbiatto.
Mentre ascoltava ed osservava udì una voce, era Artemide che pronunciò parole di ammonimento al suo indirizzo “La cerva è mia, non devi toccarla, e mia deve restare.”
All’improvviso apparve Diana la cacciatrice dei cieli dicendo: “no, la cerva è mia e mia deve restare.
Mentre avveniva la disputa tra le due fanciulle, Ercole udì una voce autoritaria che diceva: “La cerva non appartiene ad alcuna delle due fanciulle ma al Dio del tempio. Vai a liberarla portala in salvo nel tempio e lì deponila.”
Ercole attraversò la quarta Porta lanciandosi all’inseguimento della cerva, ma essa era astuta, lo ingannava in continuazione e non si lasciava prendere.
Per un anno rincorse la cerva fino a che, un giorno la vide addormentata presso uno stagno, esausta per la lunga corsa. Silenziosamente si avvicinò, scoccò una freccia dall’arco e la ferì a una zampa. Facendo appello alla sua volontà, le si avvicinò e la prese fra le braccia stringendola al cuore.
Artemide e Diana osservavano la scena.
Ercole allora portò la cerva al sacro tempio di Micene e la posò a terra nel centro del luogo sacro. Tornò dal Maestro per riferire il successo della sua fatica.
E il Maestro rispose: “La quarta fatica è compiuta.
ARTEMIDE dea della Luna possiede la qualità dell’istinto e della risposta istintiva al suo ambiente. L’istinto è la coscienza della forma ed è usata dalla forma per esprimere consapevolezza.
DIANA figlia del Sole e cacciatrice ha una mente con la facoltà chiamata intelletto che la porta a raggiungere una consapevolezza istintiva ma intelligente.
ERCOLE raggiunge lo stadio di una consapevolezza istintiva intelligente, che ha un proprio metodo di contatto. La cerva che stringe al cuore rappresenta l’intuizione spirituale.
Ercole quando raggiunge la consapevolezza riconosce l’intuizione spirituale che è l’estensione della coscienza che porta a diventare consapevoli delle cose della spirito.
CANCRO Qualità: sensibilità collettiva, istinto materno, memoria.

Quinta fatica di Ercole: Leone -“L’uccisione del leone di nemea”
Motto: “Io sono quello, e quello sono io”
Il Maestro disse a Ercole: “Il popolo di Nemea è oppresso da una grande calamità. Un terribile leone si aggira furtivo in quelle terre e con impressionanti ruggiti minaccia tutti coloro che incontra sul suo cammino. Il popolo trema per la paura e vive barricato in casa senza più il coraggio di recarsi al lavoro o coltivare la terra.
Vai, Ercole, uccidi il leone e libera quel popolo che spera in te.”
Ercole ubbidì immediatamente, ma prima di varcare la quinta Porta si spogliò della pesante armatura di cui era vestito e leggero e fiducioso, munito soltanto della sua fedele clava, iniziò la ricerca del leone.
Lo cercò in lungo e in largo mentre il popolo di Nemea, restava nascosto dietro le porte chiuse.
Ad un tratto Ercole avvistò il leone nel bosco. Il suo ruggito faceva scuotere gli alberi. Ercole gli lanciò tutte le frecce del suo arco ma senza riuscire a colpirlo. Alla fine gettò l’arco a terra e si lanciò verso il leone, il quale si fermò sbalordito da tanta prodezza. Ercole continuava ad avanzare e il leone, continuava a indietreggiare, improvvisamente si voltò e scomparve nella macchia.
Ercole continuò a cercarlo per giorni e giorni sia nel bosco che sulla montagna senza alcun risultato, finché un giorno udì un selvaggio ruggito uscire da una caverna.
“Ucciderò il leone”, promise al popolo di Nemea che lo guardava pieno di speranza.
Depose la clava ed entrò nella caverna, la percorse fino in fondo e scoprì che la caverna aveva un’altra apertura. Ogni volta che Ercole entrava da un’apertura il leone usciva dall’altra e il compito sembrava irrisolvibile.
Dopo aver riflettuto, Ercole bloccò una delle due aperture con alcune cataste di legna poi affrontò il leone afferrandolo alla gola e lo tenne stretto fin che cadde morto. Il popolo di Nemea esultò dalla gioia.
Ercole scuoiò il leone poi tornò dal Maestro e stese la pelle ai suoi piedi.
Il Maestro lo accolse dicendogli: “Hai superato la quinta prova, ma ricordati che i leoni e i serpenti dovranno essere affrontati e annientati non una sola volta ma più e più volte. Ora puoi riposare”.
Il leone di Nemea simboleggia la personalità che minaccia la pace portando paura e distruzione.
Per sconfiggere il leone Ercole lo deve affrontarlo nella caverna nel silenzio e solitudine. La caverna ha due entrate, una rappresenta la razionalità e l’altra l’emotività. Ercole chiude l’apertura dell’emotività e sottomette il leone dominandolo.
LEONE: Qualità: affermazione di sè, coscienza di sè.

La sesta fatica di Ercole: Vergine – “Il cinto di Ippolita”
Motto: “sono la madre e il bambino, sono dio e sono la materia”
“La parola è risuonata” disse il Maestro ad Ercole devi passare per la sesta porta per andare a prendere il cinto donato da Venere, dea dell’amore. a Ippolita regina delle Amazzoni.
In quei lidi Ippolita regnava su tutte le donne del mondo conosciuto; esse erano guerriere intrepide. Nel suo regno non c’erano uomini. Solo donne circondavano la regina.
Di ritorno dall’ annuale visita alle dimore degli uomini le guerriere attendevano Ippolita sui gradini dell’alto altare. Ella disse: “sta per giungere un guerriero di nome Ercole, a lui io devo consegnare il cinto che porto, è un ordine e devo obbedire”.
Ippolita andò incontro ad Ercole, ma egli combatté con lei senza ascoltare le belle parole che ella gli rivolgeva. Le strappò il cinto, ma Ippolita aveva già alzato le mani per offrirglielo in dono; gli offriva il simbolo dell’amore, del sacrificio e della fede. Ercole, afferrò il cinto e uccise la regina.
In quel momento udì la voce del suo Maestro: “figlio mio, perché uccidere ciò che non è necessario?
Di nuovo dobbiamo segnalare un insuccesso, di nuovo non hai compreso”.
Ercole stringendo il cinto al petto, prese la via del ritorno; doveva riscattarsi.
Giunse sulle rive del mare e presso una roccia vide un mostro degli abissi che teneva fra le sue fauci Esione.
Ercole roso dal rimorso si lanciò tra le onde, raggiunse il mostro che aveva spalancato l’enorme bocca verso di lui; si precipitò nel rosso tunnel della gola del mostro in cerca di Esione e la trovò nel profondo ventre. Col braccio sinistro l’afferrò, mentre con la spada si aprì la via nel ventre del serpente verso la luce del giorno. Così la salvò, non conoscendola, rischiando la sua vita per una estranea, bilanciando così la sua precedente azione di morte. Ercole riattraversò la sesta porta col cinto e la fanciulla.
Il Maestro gli disse: “La sesta fatica è compiuta”. Hai ucciso chi ti aveva dato l’amore e il potere e hai salvato chi aveva bisogno di te e di nuovo i due sono uno.
Nella sesta fatica Ercole uccide la Regina delle Amazzoni, anche se lei gli offre spontaneamente il cinto. Per rimediare al grosso errore Ercole salva una fanciulla, Esione, dalle fauci del mostro, per compensare la vita che aveva inutilmente sacrificato.
Perché uccidere inutilmente. Ancora una volta assistiamo ad un fallimento, ancora una volta Ercole non ha compreso.
Un’azione di morte; poi un atto di amore compiuto a rischio della propria vita. Ercole salva Eisione meritando dal Maestro queste parole: “Medita nuovamente sulle Vie della vita e rifletti sulle vie della Morte”.
VERGINE Qualità: nascita della Coscienza Cristica sul piano fisico.

La settima fatica di Ercole: Bilancia – “La cattura del cinghiale di erimanto”
Motto: “Scelgo la via che passa fra le due grandi linee di forza.”
IL Maestro chiamò Ercole e gli disse: Vai, cattura il cinghiale selvaggio e salva così un paese devastato. Ma prendi tempo per mangiare”.
Ercole partì per conquistare la Settima Porta munito unicamente della solita clava, si arrampicò sulla montagna in cerca del cinghiale, e ovunque vedeva paura e terrore.
A un certo punto della salita, incontrò due amici Folo e Chirone che facevano parte del gruppo dei Centauri. Si fermarono a parlare e così Ercole dimenticò la sua ricerca. Folo lo invitò a bere del vino, spillandolo da un barile che però non era suo, apparteneva al gruppo dei Centauri a cui gli Dei l’avevano donato con l’ingiunzione di non aprirlo se non quando fossero stati tutti presenti. Il barile apparteneva dunque al gruppo. I tre in preda all’euforia, lo aprirono e insieme banchettarono, bevvero e fecero baldoria, facendo un grande chiasso, attirando così gli altri Centauri che si arrabbiarono molto. Scoppiò una rissa e nella furia Ercole uccise i suoi due amici con i quali aveva banchettato. Ancora una volta Ercole fu messaggero di morte. Ercole fuggì sulle montagne cercando il cinghiale. Lo cercò dappertutto fino a tarda notte, ma senza trovarlo; e decise di agire d’astuzia: costruì una trappola, la nascose con cura e attese l’arrivo del cinghiale. Finalmente il cinghiale uscì dal nascondiglio in cerca di cibo, e cadde nella trappola. Ercole si mise a combattere con lui per farlo prigioniero con la propria bravura. Combattè furiosamente, vinse il cinghiale e lo assoggettò al proprio volere. Scese dalle cime innevate tenendo il feroce cinghiale, ormai domato, per le due zampe posteriori e spingendolo come se fosse una carriola. Scendeva danzando, cantando della sua bravata e tutti coloro che incontrava sulla via, vedendo questa insolita scena, ridevano con lui.
Ercole arrivò dal Maestro, che gli disse: “Hai compiuto la settima fatica e hai imparato la lezione del vero equilibrio. Ma ancora una volta hai ucciso quelli che dovevi amare. Rifletti sulle lezioni del passato.”
Il Maestro sapeva che Ercole aveva bisogno di equilibrio e di sano giudizio, per poter procedere in futuro al servizio dell’umanità, ma nonostante egli avesse preso tutte le precauzioni per non uccidere finì per uccidere i suoi due amici.
Questo ci dice che anche quando crediamo di aver liberato il nostro sentiero da tutti i possibili tranelli e ci sentiamo sicuri e pieni di buona volontà, la tentazione ci segue sempre e appena allentiamo la vigilanza possiamo ricadere nei vecchi errori.
Cambiando leggermente la prospettiva, molte esperienze di vita che noi consideriamo terribili possono essere letteralmente trasformate da un benefico senso dell’umorismo.
In Bilancia ci prepariamo a rinnovare noi stessi sapendo che siamo servizio e che questo è il primo passo verso il rinnovamento del mondo.
BILANCIA Qualità: equilibrio fra gli opposti, e sano giudizio.

Ottava fatica di Ercole: Scorpione – “La distruzione dell’idra di Lerna”
Motto: “Io sono il guerriero e dalla battaglia esco in trionfo”
Il Maestro convocò Ercole e lo inviò nella palude di Lerna a distruggere il mostro dalle nove teste che terrorizzava la campagna circostante. Questo mostro era micidiale perché quando gli si tagliava una testa ne crescevano immediatamente altre due. Per quanti sforzi Ercole facesse non riusciva a prevalere sull’Idra fino a che si ricordò del consiglio che il Maestro prima di partire gli aveva dato “Noi ci eleviamo inginocchiandoci; conquistiamo arrendendoci; guadagniamo rinunciando”. Allora si inginocchiò e sollevò il mostro in alto, fuori dalla palude da dove traeva la sua forza, e vide che le sue forze diminuivano sempre di più fino a quando le nove teste caddero riverse.
Fino a che Ercole combattè nel pantano, fra il fango, il limo e le sabbie mobili fu incapace di vincere l’Idra. Dovette sollevare il mostro nell’aria, ossia trasferire i suoi problemi in un’altra dimensione per poterli risolvere. In tutta umiltà, inginocchiato nel fango, dovette esaminare il suo problema alla luce della saggezza.
Possiamo così dedurre che le risposte a molti nostri problemi ci arrivano soltanto quando si raggiunge un nuovo punto focale di attenzione e una nuova prospettiva.
Questo significa che per trovare le soluzioni dei nostri problemi e conflitti e per poter riconoscere, vincere e superare gli istinti della nostra natura, dobbiamo analizzarli da una prospettiva diversa cambiando il nostro punto di osservazione.
SCORPIONE Qualità: conflitto, prova, lotta e trionfo

Nona fatica di Ercole: Sagittario – “L’uccisione degli uccelli di stinfalo”
Motto: “Vedo la meta. La raggiungo e ne vedo un’altra”
Il Maestro così parlò ad Ercole: “Sei davanti alla nona Porta, oltrepassala e va a cercare la palude di Stinfalo dove hanno preso dimora dei terribili uccelli che stanno devastando ogni cosa e scacciali lontano, liberando quei luoghi. Ti posso solo dare questo suggerimento: “La fiamma che brilla al di sopra della mente rivela la sicura direzione. Ora vai e svolgi questo compito”.
Ercole partì ubbidiente come il solito e cominciò a cercare la palude. Quando giunse nelle sue vicinanze fu assalito da un fortissimo fetore e da un gracchiare di uccelli dissonante e minaccioso.
Gli uccelli erano veramente orribili a vedersi e feroci. Erano così numerosi da riuscire ad oscurare il sole. Ercole si rese subito conto che senza un piano preciso non avrebbe mai potuto liberare la palude dalla loro invasione. Rimase a guardare il pantano, riflettendo su come avrebbe potuto espletare il compito assegnatogli, sul modo di liberare quel posto dagli uccelli predatori.
Si ricordò del consiglio del Maestro: “La fiamma che brilla al disopra della mente rivela la sicura direzione”. Allora si concentrò, riflettè a lungo ed ebbe una geniale intuizione.
Si ricordò di avere con sé due grossi piatti di ottone e al crepuscolo, quando la palude tornò a riempirsi di uccelli, Ercole cominciò a battere violentemente i suoi piatti. Il fracasso che producevano era di una dissonanza talmente lacerante da sconvolgere e disorientare gli uccelli predatori. Questi mostri, dopo i primi attimi di smarrimento, si levarono in volo con rauche grida di spavento e fuggirono via per non ritornare mai più. Un profondo silenzio cadde all’improvviso su tutta la palude, finalmente libera.
Ercole tornò dal Maestro che lo approvò dicendo: “Hai liberato la palude dagli uccelli assassini. La fatica è compiuta”.
Gli uccelli sono i nostri pensieri che oscurano la mente; il giusto uso del pensiero e il controllo della parola conducono alla liberazione. Si deve conoscere ciò che è giusto per noi stessi, ma si deve anche imparare che ciò che è giusto per noi stessi, può essere sbagliato per gli altri e viceversa. Non dobbiamo mai imporre ciò che noi crediamo giusto, ma dobbiamo coltivare la fiducia e credere che ognuno agisce secondo il proprio meglio. È consigliabile smettere di pensare eccessivamente a quello che si deve fare, ma è più importante ESSERE.
SAGITTARIO Qualità: direzione focalizzata

Decima fatica di Ercole: Capricorno – “L’uccisione di Cerbero. Il guardiano dell’Ade”
Motto: “Io mi perdo nella Luce suprema, ma le volto le spalle”
Il Maestro disse ad Ercole: “Mille pericoli hai superato e molto hai conseguito, ora possiedi saggezza e forza, vuoi tu usare queste qualità per liberare chi da lunghissimo tempo è in preda di grandi sofferenze?”
Il Maestro spiegò ad Ercole: “Prometeo da lunghe tempo è incatenato, un feroce avvoltoio continua a beccare il suo fegato, sta soffrendo, ma non può morire perché è immortale. Egli ha rubato il fuoco dal cielo per donarlo agli uomini ed è stato punito. Dimora nel regno di Ade, un luogo chiamato inferno. Scendi nelle sue profondità, cerca Prometeo e liberalo dalle sue sofferenze.”
Ercole passò la decima Porta e fermo e deciso cominciò a discendere, sempre più in basso; l’oscurità si faceva sempre più soffocante.
Con fatica Ercole raggiunse il fiume Stige dove Caronte lo traghettò sull’altra riva in un mondo formicolante di ombre. Dopo aver superato la Medusa, un mostro dai capelli formati da sibilanti serpenti, arrivò alla corte di Ade, il re degli inferi, al quale disse che era venuto per liberare Prometeo.
Ade gli rispose che il sentiero era custodito dal mostro Cerbero, un cane con tre grandi teste su ognuna delle quali erano aggrovigliati dei serpenti, e che solo se avesse vinto questo mostro con le sue nude mani, avrebbe potuto liberare Prometeo.
Ercole non si scoraggiò e andò avanti. Il terribile Cerbero gli si avventò contro, ma Ercole lo afferrò per la gola centrale e lo tenne stretto, nonostante si dibattesse furiosamente, fin che si afflosciò privo di forze.
Allora proseguì il cammino, liberò Prometeo spezzando le sue catene e ritornò nel mondo dei viventi. Qui lo attendeva il Maestro che lo accolse e gli disse: “Ora la luce risplende nel mondo delle tenebre. Puoi riposarti perchè il lavoro è compiuto.”
Tutte le precedenti fatiche di Ercole riguardavano la sua evoluzione, in questa fatica Ercole non acquisisce meriti personali ora egli è libero, ha imparato tutte le lezioni e può così lavorare compiendo fatiche che non hanno nessuna relazione con se stesso, ma la motivazione è l’amore per l’umanità.
Si può amare il genere umano dopo aver provato e conosciuto il significato dell’amore personale, quindi lo stesso amore che abbiamo dato alle persone vicino a noi possiamo darlo a tutta l’umanità.
Ercole ha offerto il suo cuore e la sua vita all’anima.
CAPRICORNO Qualità: Ambizione, fatica, lavoro.

Undicesima fatica di Ercole: Acquario – “Il ripulimento delle stalle d’Augia”
Motto: “Io sono acqua di vita versata agli assetati”
“Avendo acceso la propria lampada, Ercole deve ora apportare la Luce agli altri”.
Il Maestro chiamò Ercole e gli disse: “dieci volte la ruota ha girato ed ora ti trovi davanti ad un’altra Porta l’undicesima. Lungamente hai inseguito la luce che, dapprima, tremolava incerta, crebbe e divenne un faro ed ora risplende per te come un sole radioso. Ora aiuta coloro per i quali la luce non è che un punto instabile ed aiutali ad ingrandirla.
Dirigiti verso Augia, il cui regno deve essere ripulito da un male antico.
Ercole partì, e quando giunse nei pressi di Augia fu assalito da un insopportabile fetore che quasi lo annientò. Venne a sapere che da 30 anni le stalle di quel regno non venivano ripulite dagli escrementi del bestiame che vi dimorava. I pascoli erano talmente ricoperti di letame puzzolente che nessun cereale vi poteva crescere.
Ercole andò al palazzo in cerca del Re Augia, il quale però era già stato informato che Ercole voleva ripulire le stalle del suo reame.
Incredulo e pieno di sospetti, il re così apostrofò Ercole: “io non credo in chi dice di voler fare dei lavori senza una ricompensa. Sicuramente tu nascondi qualche trucco per togliermi il trono. Tuttavia, per non essere giudicato un re pazzo, ti propongo un patto. Se tu riuscirai “in un solo giorno” a ripulire tutte le mie stalle, ti darò un decimo delle mie mandrie. Ma se fallirai la prova, la tua vita sarà nelle mie mani.”
Ercole si congedò dal re, girovagò fra le stalle, non sapeva che fare, e allora si fermò a riflettere.
Improvvisamente “notò” i due fiumi, l’Alfeo e il Peneo, che da secoli scorrevano nella zona. L’intuito gli suggerì di deviare il corso dei due fiumi e di far riversare le loro acque nelle stalle di Augìa.
Si mise al lavoro con grande volontà, e dopo molti sforzi i due fiumi impetuosi, convogliati nelle stalle, le ripulirono in un solo giorno di tutta la sporcizia.
Soddisfatto Ercole ritornò dal re, il quale però gli gridò infuriato: “Sei un imbroglione, certamente avrai usato un trucco, i fiumi hanno fatto il lavoro, non tu. Non solo non ti darò un decimo dei miei armenti, ma se non sparirai immediatamente dal mio regno, ti taglierò la testa.”
Ercole allora tornò dal Maestro, il quale gli disse: “Sei diventato un Servitore del Mondo. Hai dato la tua luce affinché la luce dei tuoi fratelli potesse risplendere. Il gioiello dell’ undicesima fatica sarà tuo per sempre.”
Il contenuto della prova si può così riassumere. Ercole deve letteralmente discendere nella sporcizia per ripulire le stalle e i due fiumi che sono il simbolo dell’unione e della sintesi fra amore e intelligenza che abbattono tutte le barriere della separatività. Il servizio si realizza solo quando si verifica questa unione.
Come ricompensa Augia manda via Ercole minacciandolo. Anche questo è interessante perché il vero Servizio deve essere sempre disinteressato e senza pretesa di ricompensa e riconoscimento.
ACQUARIO Qualità: libertà, fratellanza, cooperazione, servizio e coscienza di gruppo.

Dodicesima fatica di Ercole: Pesci – “La cattura dei buoi di Gerione”
Motto: “Lascio la casa del Padre, e tornando io salvo”
Il Maestro chiamò Ercole e gli disse: “Ora sei davanti all’ultima Porta. Ti rimane l’ultima fatica prima di completare il cerchio e ottenere la liberazione. C’è un luogo oscuro dove la Grande Illusione regna sovrana. Il re di questo luogo è Gerione, un mostro a tre teste, tre corpi e sei mani. Egli tiene illegalmente con sé una mandria di buoi dal colore rosso cupo. Tu devi portare questa mandria da quel regno alla nostra Sacra Città. Fai attenzione al pastore Eurizione e ad Ortro, il suo cane con due teste.
Ercole passò la 12°Porta e si fermò in un tempio per fare offerte a Elio, il dio del fuoco solare.
Attraversò un mare e sbarcò sulla riva del regno di Gerione. Quasi subito vide la mandria rossastra che pascolava sorvegliata dal pastore Eurizione e dal suo cane a due teste, che subito gli si scagliò contro. Ercole lo abbattè con un solo colpo, ma lasciò in vita il pastore che lo supplicava di non ucciderlo. Spingendo i buoi davanti a sé, si avviò verso la Città Sacra.
Improvvisamente si accorse che Gerione lo stava inseguendo sbuffando fuoco e fiamme dalle sue tre teste, ma Ercole scagliò la sua freccia con tale impeto che trafisse tutti e tre i corpi del mostro, il quale, con striduli e grugniti, cadde e non si rialzò più.
Infine Ercole condusse la rossa e docile mandria verso la città Sacra per offrirli in sacrificio ad Atena, la dea della Saggezza.
Quando tornò dal Maestro, questi lo accolse e gli disse: “Con queste dodici fatiche hai superato tutto ciò che è umano e hai raggiunto il divino. Ora le tue fatiche umane sono finite, ben fatto. Riposati figlio mio.
Questa breve analisi delle dodici fatiche ci dà una descrizione abbastanza sintetica del lavoro fatto da Ercole mentre percorre tutto lo Zodiaco. È un lavoro arduo, lento portato avanti con grande difficoltà dove i risultati non sempre sono raggianti. Fatica dopo fatica il suo carattere e la sua natura sono messi alla prova ripetutamente fino a che le qualità legate alla materia si trasmutano rivelando l’Anima. Ercole è libero, ha imparato tutte le lezioni dei diversi segni e può lavorare per aiutare gli altri.
PESCI Qualità: sacrificio, rinuncia, distacco, dualità.
I Pleniluni in programma per il 2019 e il 2020
16/10/19 – Plenilunio della Bilancia
13/11/19 – Plenilunio dello Scorpione
11/12/19 – Plenilunio del Sagittario
08/01/20 – Plenilunio del Capricorno
12/02/20 – Plenilunio dell’Acquario
11/03/20 – Plenilunio dei Pesci
08/07/20 – Plenilunio del Cancro
Nascita del Cristo: atto di volontà con cui ognuno fa discendere in se la scintilla dell’Anima, facendo nascere il “Principio d’Amore”.
Momento che segna l’inizio del ciclo energetico del nuovo anno, propiziatorio per “piantare il seme del proposito” che ognuno vuole perseguire.
Festa del Perdono, atto di donazione per liberarci e liberare gli altri da ogni vincolo che ci tiene prigionieri di rancori, rabbie, invidie, gelosie, impedendoci di essere liberi di vivere serenamente.
Meditazione della Pasqua
Purificazione, Rigenerazione, Rinnovamento
Un’azione rientra in un cerimoniale quando ogni suo gesto è caricato di un significato, é compiuto con consapevolezza ed è rivolto verso un fine comune.
All’Equinozio di Primavera corrisponde il Segno Zodiacale dell’Ariete, segno di Fuoco, che rappresenta il passaggio dalle energie dell’inverno a quelle primaverili.
Il Fuoco è sempre stato associato alla purificazione e alla trasformazione.
La Pasqua significa “transito”, “passaggio” e oggi più che mai ci rammenta il passaggio verso la nuova Era, che comporta la trasformazione da una vibrazione energetica ad un’altra e dallo stato di coscienza allineato per ottenere Giusti Rapporti e Qualità della Vita.
Il Grano d’Incenso che poniamo sulle braci è simbolo di calore associato alla Luce e rappresenta l’intensità del nostro pensiero, la percezione della nostra coscienza, la capacità di trasformazione, il sacrificio come servizio, la facoltà di innalzare la preghiera verso il Cielo, il veicolo per la diffusione del nostro “profumo interiore”.
La festa del Wesak coincide con il Plenilunio del Toro.
In Oriente è stata considerata per secoli una festività pubblica: è un giorno di riunione, di pellegrinaggio, di attesa gioiosa.
Pochi però conoscono il significato profondo di questa festività, come succede anche per molte festività cristiane.
Come la Pasqua, che si festeggia la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera, così il Wesak viene celebrato al secondo plenilunio, quello che cade sotto il segno del Toro.
Anche la terza luna piena è momento di festa: è la giornata dedicata ai giusti e retti rapporti umani e alla diffusione della “Grande Invocazione”.
Queste tre festività, molto intense dal punto di vista spirituale, sono i momenti in cui sulla terra giungono grandi energie benefiche per l’umanità.
Il Wesak è il momento culmine in cui la Gerarchia Spirituale, tramite il Cristo, elargisce sulla Terra le Sue energie.
Celebrare insieme questo avvenimento rispettando le differenti opinioni è il primo passo di unificazione dei Gruppi: il riconoscere l’unità nella diversità.
La Giornata Mondiale della Grande Invocazione è un giorno di preghiera per tutto il mondo in cui donne e uomini appartenenti ad ogni sentiero spirituale si uniscono in un appello universale alla divinità ed usano la Grande Invocazione.
Insieme focalizzano la richiesta dell’umanità per ottenere la luce, I’amore e la direzione spirituale necessari per edificare un mondo di giustizia, unità e pace.
Ma I’essenza della vita spirituale risiede nel fatto di sapere che non siamo soli.
Le energie della divinità sono disponibili in abbondanza e nella Giornata Mondiale di Invocazione viene lanciato un appello affinchè vengano liberate le energie che consentiranno all’umanità di creare una nuova civiltà.
Ogni anno, fin dal 1952, gente di ogni luogo ha celebrato la Giornata Mondiale di Invocazione, unendosi nell’affermare I’unità dell’umanità, la vitalità del nostro rapporto con Dio e la responsabilità dell’umanità di attuare il Piano divino sulla terra.
La Grande Invocazione appartiene all’umanità intera, e non ad una religione o ad un gruppo.
E’ una preghiera mondiale, tradotta in oltre 75 lingue e dialetti.
Abbiamo bisogno di luce per illuminare la via da seguire e rivelare la visione di una nuova civiltà;
abbiamo bisogno di amore per governare i rapporti fra gli uomini e porre un termine al regno dell’odio e del separatismo;
abbiamo bisogno del potere della volontà di bene per dirigere le scelte e le decisioni umane.
L’uso universale della Grande Invocazione in occasione della Giornata Mondiale di Invocazione conferisce a quel giorno un profondo significato spirituale, poiché costruisce un canale attraverso il quale luce, amore e potere possono raggiungere ed irradiare i cuori e le menti degli uomini in ogni luogo.
Calendario delle feste 2019 – 2020
presso Centro Olistico – via Ca’ Bianca 34/bis Busto Arsizio
19/12/19 – Solstizio d’inverno
08/04/20 – Equinozio di primavera – Pasqua
06/05/20 – Wesak
05/06/20 – Grande Invocazione
Se desideri ricevere informazioni sulle attività dell’Associazione o se vuoi iscriverti ai nostri corsi, contattaci, saremo lieti di conoscerti ed invitarti presso la nostra sede di Cerro Maggiore